Nel Regno Unito, in termini di fatturato discografico, il primo trimestre del 2012 si è concluso con il sorpasso dei supporti musicali digitali su quelli "fisici". Un sorpasso temporaneo, che invece negli Stati Uniti, secondo l' "Entertainment & Media Outlook 2012-2016" compilato da PricewaterhouseCoopers, diverrà definitivo già entro quest'anno. Download e, soprattutto, streaming a pagamento proiettano nello studio di PwC uno scenario confortante per l'industria musicale statunitense, il cui valore complessivo a fine 2016 (musica registrata+musica dal vivo) dovrebbe arrivare a 19,8 miliardi di dollari, il 5,5 % in più dei 15,2 miliardi con cui si è chiuso il 2011. Più in dettaglio: i ricavi generati dai servizi di musica digitale dovrebbero crescere nel quinquennio a un tasso medio annuo dell'11,7 % toccando quota 5,5 miliardi nel 2016 (a fronte dei 3,1 miliardi attuali); nel frattempo i supporti fisici (cd) dovrebbe calare dell'8 % medio, da 3,4 a 2,2 miliardi di dollari: sommando i due valori, si passa da 6,5 a 7,7 miliardi di dollari, con un + 3,4 % medio all'anno. Nell'arco del quinquennio, sostiene PwC, anche la musica dal vivo rialzerà la testa passando da 8,7 a 12,2 miliardi di dollari, con un tasso di crescita medio del 7 %. "Se si guarda indietro al 2007, 2008 e 2009, ci si rende conto che si è trattato della fine di un ciclo durante il quale vendite molto sostenute di musica registrata hanno sospinto l'industria", sostiene il managing director del settore entertainment, media and communications di PwC Greg Boyer. "Dopo il crollo dal 38 al 40 % registrato in quel difficile periodo, i servizi in abbonamento stanno oggi alimentando la possibilità di tornare quanto meno a numeri di fatturato decisamente robusti. Ne nascono opportunità nuove e particolari anche per gli artisti, le etichette e le altre società che stanno crescendo in questo nuovo ambiente".