Inatteso (e clamoroso) cambio della guardia al vertice di AOL Time Warner, il maggiore colosso mediatico del mondo nato dalla fusione, all'inizio del 2000, tra il gruppo editoriale Time Warner e l'Internet service provider America Online (vedi news). <br> Il sessantatreenne Gerald “”Jerry” Levin, artefice principale dell'operazione da 106 miliardi di dollari, lascerà il suo incarico di amministratore delegato della società nel maggio del 2002, cedendo lo scettro al suo successore prescelto, Richard “Dick” Parsons, che ricopre attualmente il ruolo di condirettore operativo del gruppo con responsabilità dirette sul business musicale e cinematografico (che di conseguenza dovrebbero assumere un ruolo ancora più rilevante nel futuro quadro strategico della corporation).<br> Noto per le sue qualità diplomatiche e di mediazione, Parsons aveva rifiutato all'inizio dell'anno l'offerta pervenutagli dall'amministrazione Bush di assumere il ruolo di sovrintendente al commercio per il governo americano, preferendo restare all'interno del gruppo AOL Time Warner. Il fatto che sia di colore ha già indotto gli organi di informazione americani a sottolineare il fatto che nessun afroamericano, prima d'ora, si era mai trovato a rivestire una posizione di potere altrettanto prestigiosa nel sistema economico americano. <br> La dimissioni di Levin, che alcune fonti riconducono anche a riflessioni conseguenti agli attacchi terroristici dell'11 settembre, ha sorpreso la stampa economica statunitense come gli analisti di Wall Street e viene letta dai più come una sorta di rivincita dello staff Time Warner nei confronti del compratore AOL oltre che come un tentativo di bloccare il conflitto nascente tra i sostenitori di Parsons e di Bob Pittmann (l'altro chief operating officer della società) per la successione alla direzione del gruppo. Nel nuovo assetto organizzativo, Pittmann manterrà il suo ruolo riportando a Parsons, mentre quest'ultimo risponderà direttamente al presidente Steve Case. <br> La notizia, intanto, ha colto di sorpresa anche i rivali di Levin. Laconico e amaro il commento di Sumner Redstone, 78 enne presidente del gruppo Viacom (la holding che controlla MTV, la Paramount Pictures e la rete televisiva CBS): “Mi dispiace davvero tanto. Levin è un visionario, e mi sembra troppo giovane per ritirarsi. Ecco cosa succede quando si perde il controllo della situazione”.