Sempre abile a prendere al balzo ogni occasione promozionale, l’ex manager dei Police (e di Zucchero) si è fatto promotore di una singolare iniziativa di marketing intitolata “Banned by the Taliban” (“banditi dai Talebani”) e mirata al sostegno dei musicisti di origine araba e medio-orientale, a suo dire oggi fortemente penalizzati dalla diffidenza diffusa che l’Occidente mostra nei confronti del mondo islamico dopo i fatti dell’11 settembre. Copeland si sente parte diretta in causa, in quanto a quell’area geografica-musicale appartiene buona parte degli artisti sotto contratto con la sua etichetta discografica Ark 21, il cui “roster” vanta nomi di risonanza internazionale come Cheb Mami, Shabaz e Simon Shaheen. “I Talebani odiano la musica e hanno bandito i miei artisti”, ha dichiarato il manager inglese al quotidiano Hollywood Reporter, sottolineando che la recessione del mercato discografico ha colpito ancora più pesantemente i musicisti di cultura araba. E “Banned by the Taliban”, nelle intenzioni di Copeland, è uno slogan destinato non solo a ribadire la presa di distanza dei suoi artisti dal fondamentalismo islamico, ma anche a garantirgli uno spazio adeguato negli scaffali dei negozi di dischi.