A dar fuoco un'altra volta alle polveri ci ha pensato Sergio Rizzo (coautore, con Gian Antonio Stella, del best seller "La casta"), che dalle colonne del Corriere della Sera, il 26 giugno scorso, aveva denunciato i privilegi economici di cui godrebbero dirigenti e impiegati SIAE e i criteri "familistici" con cui verrebbe gestita la società degli autori (il 42 per cento del personale, secondo quanto scrive Rizzo, vanta legami di parentela o di conoscenza). L'articolo di Rizzo riprendeva anche un altro tema scottante, quello del Fondo Pensioni, e in questo ambiente surriscaldato anche i diretti interessati, autori ed editori, ricominciano a far sentire la loro voce. In primo luogo l'Associazione, il Sindacato degli Autori, Compositori e Interpreti attualmente presieduto da Gino Paoli (nella foto) e del cui direttivo fanno parte tra gli altri anche Mario Lavezzi (vicepresidente), Ricky Gianco, Amedeo Minghi, Oscar Prudente e Gianfranco Reverberi, oltre al segretario generale Beppe Andreetto: è quest'ultimo a firmare una lunga lettera aperta pubblicata sul sito dell'ente e fatta circolare tra i media, in cui si invoca una rapida approvazione della proposta di riforma commissariale dello Statuto SIAE da parte degli organi di vigilanza e una modifica della legge sul diritto d'autore del 1941 così da porre fine alla "incongruenza legislativa" in base alla quale la società italiana degli autori, ente pubblico economico a base associativa, continua ad amministrare denari privati rispondendo a logiche pubbliche che ne mettono a repentaglio l'efficienza e l'equilibrio tra costi e ricavi. Tra le altre proposte avanzate da l'Associazione nella lettera spicca quella di calibrare (e ridurre) i costi di gestione della struttura SIAE in funzione della qualità del servizio offerto, commisurando le spese sostenute dalle cinque Sezioni di cui la società si compone ai ricavi effettivi prodotti da ciascuna di esse e distribuendo i seggi disponibili in seno all'Assemblea Generale degli Associati in proporzione al reciproco apporto economico. Ma soprattutto l'Associazione invoca la fine del regime di monopolio in cui la società degli autori si trova tuttora ad operare: "Si liberalizzi il mercato dell'intermediazione del diritto d'Autore", scrive Andreetto, "privando la SIAE della possibilità di agire in via esclusiva...in questo modo se gli Autori e gli Editori musicali italiani dovessero un giorno non essere soddisfatti del servizio ricevuto, potranno all'occorrenza come accade nei paesi più avanzati del mondo, provare ad organizzare il loro lavoro e raccogliere i loro proventi in modo diverso ed autonomo".