Lo scandalo del “pay per play”, forma di contratto illegale che implica un passaggio di denaro tra etichette discografiche e dj compiacenti in cambio di congrui passaggi radiofonici, torna ancora una volta alla ribalta della scena musicale statunitense. A sollevare il coperchio sul perdurare dei presunti illeciti è questa volta il senatore democratico John Conyers Jr., che al quotidiano Los Angeles Times ha rivelato l’intenzione di indire una serie di udienze pubbliche sulla questione, approfittando del contemporaneo svolgimento alla Georgetown University di Washington della Future of Music Conference (vedi news). <br> Conyers, che si diletta di musica a livello amatoriale, ritiene obsoleta la legge che punisce la pratica delle “payola”, rispetto all’evoluzione subita dalla radiofonia commerciale e all’influenza che i grandi network esercitano oggi sul mercato musicale. “Le payola – ha dichiarato Conyers al quotidiano californiano – sono contro l’interesse pubblico, e trasformano l’intero concetto di promozione e di incoraggiamento della musica come fatto culturale in un mero strumento commerciale”. Il parlamentare americano ha sottolineato come molte grosse emittenti siano riuscite, negli anni, ad evitare le sanzioni previste dalla legge attraverso l’escamotage di segnare a bilancio una serie di entrate sospette sotto la voce di introiti “non tradizionali”. “Non c’è abbastanza trasparenza su questo genere di transazioni”, ha concluso Conyers. “Il governo, finora, ha sonnecchiato. Noi intendiamo verificare queste situazioni e fare molte domande a chi di dovere”.