Tra le vittime della "spending review" varata dal governo Monti figura anche l'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (ICBSA), ente pubblico che a partire dal 2008 aveva preso il posto della Discoteca di Stato acquisendone competenze, personale e risorse. Il decreto legge 95 del 6 luglio 2012, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica, statuisce infatti (all'articolo 12, comma 38), che a decorrere dalla data di entrata in vigore del provvedimento "le funzioni e i compiti, nonché le risorse di personale, finanziarie e strumentali, dell'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi sono trasferite alla competente Direzione generale del Ministero per i beni e le attività culturali". L'istituto - si legge sul suo sito Internet - custodisce e gestisce un patrimonio di oltre 300 mila supporti, "dai cilindri di cera inventati da Edison, ai dischi, nastri, video fino agli attuali supporti digitali. Conserva anche una ricchissima collezione di strumenti storici per la riproduzione del suono: fonografi, grammofoni e altri apparecchi dalla fine dell'ottocento agli anni cinquanta". La Discoteca di Stato era stata creata nel 1928 dal re Vittorio Emanuele III, inizialmente con la finalità di raccogliere e diffondere "dischi fonografici riproducenti la voce di cittadini italiani benemeriti della Patria"; negli ultimi anni il cantautore, giornalista e conduttore radiofonico Luciano Ceri ha curato per conto dell'ICBSA il progetto della Discografia Nazionale della Canzone Italiana, creando un archivio dati relativo alla produzione nazionale di musica leggera su supporti 78, 33, 45, 16 giri e cd. Contro l'abolizione dell'istituto decisa dal governo è stata lanciata una campagna di protesta e una raccolta di firme online.