I negoziati per il rinnovo del contratto di partnership tra Vevo e YouTube (che scade a fine anno) non sembrano essere a buon punto : intervistato dal Los Angeles Times, il numero uno di Sony Music Doug Morris, deus ex machina e primo motore del portale di videomusica gestito dalle major discografiche ai tempi in cui capeggiava la Universal, ha raccontato senza giri di parole che "Google (proprietaria di Vevo) ci chiede un sacco di soldi per mettere i nostri video sulla sua piattaforma, e noi vorremmo che riducesse le sue tariffe. Se non succederà, ci sono almeno tre altre società che vogliono i nostri clip" (le indiscrezioni puntano su Facebook, Microsoft, Apple e Amazon). Morris non ha voluto entrare nei dettagli, ma si sa che normalmente YouTube trattiene tra il 30 e il 50 per cento dei ricavi pubblicitari netti, una volta incassata una commissione di vendita pari al 10 per cento. Da parte sua, la controparte cerca di impugnare il ramoscello d'ulivo: "Vevo è un partner eccellente e ha sviluppato un grande seguito su YouTube", dichiarano i suoi portavoce. "Speriamo di continuare con lei un fruttuoso rapporto". Gestita in joint venture da Universal, Sony Music e Abu Dhabi Media, Vevo - che, a differenza di YouTube, ospita solo contenuti professionali - è valutata attualmente tra gli 800 milioni e il miliardo di dollari: la dirige Rio Caraeff, ma è stato Morris (che nella società non riveste alcun ruolo operativo) a concepirne l'idea, cinque anni fa, dopo avere osservato suo nipote guardare un video musicale su Yahoo!. Al grande boss discografico non piaceva il fatto che nessuna delle grandi piattaforme Internet pagasse le etichette e gli artisti per diffondere la loro musica: proprio come Mtv che su quella premessa, negli anni Ottanta, ha costruito le sue fortune. Di qui la scelta di creare un canale video controllato direttamente dalla discografia, ma che ha comunque bisogno di partner per allargare la sua presenza sul Web.