“Crisis? What crisis?” Le proiezioni delle vendite dei dischi sembrerebbero suggerire una realtà ribaltata rispetto a quanto avevamo sempre pensato: da noi va tutto a gonfie vele, non come in America dove i negozianti sono alla canna del gas (sarà per questo che i dischi costano così poco ?). Quella riscontrata in USA è la flessione più grave da quando il compact ha sostituito il vinile. La Riaa, l'associazione che controlla il mercato discografico non ha ancora comunicato le cifre esatte, ma i discografici sono in allarme per la crescita del mercato “solo” dell’8 per cento, assai inferiore ad annate considerate di per sé deludenti, in cui l’incremento annuale nelle vendite era del 12%. Tra l’altro, l’8 per cento si deve soprattutto alle vendite via Internet. Se in America si intonano lamenti, in Italia risuona un’allegra marcetta: “Musica & Dischi” comunica per il 1997 un incremento del fatturato pari al 5,3 per cento, con una crescita del 3,2 % in termini di pezzi venduti. Dopo cinque anni di vacche magrissime, sono i primi segnali di risveglio dell’industria discografica, che gioisce anche per gli insperati risultati dei cd singoli, in tanti anni trascurati dagli acquirenti e passati ora dal 6,4 al 7,5 per cento.