Ci sono anche tre italiani tra i destinatari dei Platinum Europe Awards 2001, i premi che l’industria discografica europea si è inventata sei anni fa per celebrare i propri successi internazionali e locali e che l’organizzazione internazionale di categoria, IFPI, ha annunciato domenica 20 gennaio al Midem di Cannes (la cerimonia di consegna delle statuette è in programma per il 10 luglio prossimo a Bruxelles). <br> Non stupisce che a guidare la fila sia Andrea Bocelli, il più “globalizzato” dei nostri artisti: il tenore toscano ha incrementato negli ultimi dodici mesi il ruolino di marcia dei già premiati “Romanza” (un altro milione di copie aggiunto ai 5 collezionati in precedenza) e “Sogno” (2 milioni di copie complessive), incamerando nel frattempo il primo milione di pezzi venduti – e conseguentemente il primo “platino” europeo -con il nuovo album “Cieli di Toscana” (uscito nell’ottobre scorso, vedi news). Una marcia che sembra inarrestabile, quella del cantante lanciato da Caterina Caselli con l’appoggio internazionale della Universal: i dieci album pubblicati tra il 1994 ed oggi hanno già fruttato vendite per quasi 46 milioni di copie, 43 delle quali all’estero. Bocelli, sottolineano le statistiche IFPI, è l’artista europeo con il maggior numero di album (sei) capaci di raggiungere finora vendite superiori al milione di copie nel continente: meglio di lui ha fatto solo la canadese francofona Celine Dion, che in sei anni e sull’arco di otto album ha incassato 33 Platinum Awards (equivalenti ad altrettanti milioni di copie), quasi il doppio dell’immediata inseguitrice Madonna. <br> Spetta a Dido, invece, il primato degli awards e delle copie vendute in Europa nel corso dell’anno (oltre 4 milioni): con il suo disco di debutto, “No angel”, la cantautrice inglese guida il nutrito stuolo di nuove star britanniche che nel 2001 sono state capaci di incassare vendite superiori al milione di copie (gli altri sono Craig David, David Gray, Coldplay, Toploader e Gorillaz). <br> Ma torniamo alle cose di casa nostra: anche il vecchio “Best of” di Zucchero, per cui il soulman emiliano aveva ricevuto due award nel 1997, ha fruttato una nuova statuetta al suo autore, e altrettanto è accaduto per l’ultimo “million seller” di Adriano Celentano, “Esco di rado e parlo ancora meno”. Che in quest’ultimo caso il successo sia quasi esclusivamente “autoctono” non rappresenta un’anomalia nella “filosofia” che ispira i Platinum Awards, ha sottolineato in conferenza stampa Jonathan Morrish, responsabile PR della Sony Music: “Non importa se le vendite si distribuiscono su vari paesi o, come nel caso di Celentano e di diversi artisti inglesi, si concentrano nel territorio d’origine: gli Awards sono nati con l’intento di sottolineare i successi della musica europea e ricordare a tutti, interlocutori politici in primis, che questa è un’industria importante che in termini di quota di mercato mondiale vale ormai quanto gli Stati Uniti”. “In paesi come la Germania – ha aggiunto l’ex manager tedesco della Warner Gerd Gebhardt, che da qualche mese presiede il comitato organizzatore dei premi (vedi news) – questa è una realtà di fatto che al governo e ai legislatori va ricordata ogni giorno. Investiamo milioni di dollari nello sviluppo e nel marketing del prodotto artistico e il mondo istituzionale, come l’opinione pubblica, se ne deve rendere conto. Qui non stiamo parlando di sesso, droga e rock and roll: la musica è anche un business”.