E' sempre più frequente vedere gli atleti in gara alle Olimpiadi ascoltare musica in cuffia per cercare carica e concentrazione prima della competizione. E la presenza ai giochi di Londra delle cuffie stereo Beats by Dr. Dre, prodotte dal rapper afroamericano insieme al discografico e produttore Jimmy Iovine, non è passata certo inosservata. Tra gli atleti che le indossano regolarmente durante gli allenamenti e prima di entrare in azione, ripresi dalle telecamere che trasmettono le immagini delle gare a una sterminata platea mondiale, figura il leggendario nuotatore statunitense Michael Phelps, mentre membri del team britannico come il tuffatore Tom Daley, la tennista Laura Robson e il calciatore Jack Buckland sono stati omaggiati di una versione speciale decorata con i colori della bandiera britannica. Il problema è che le rigide regole fissate dagli organizzatori delle Olimpiadi e dal CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, non consentono a ditte diverse dagli sponsor ufficiali della manifestazione (ognuno dei quali versa milioni di dollari per assicurarsi i diritti esclusivi) di sfruttare commercialmente gli eventi delle Olimpiadi, e che Beats non rientra tra queste. La cosiddetta "rule 40" formulata dal CIO prevede appunto delle misure atte a prevenire il cosiddetto "ambush marketing" ("marketing imboscata"), stabilendo che gli atleti non possono promuovere nessun marchio, prodotto o servizio non riconducibile agli sponsor ufficiali in tv così come sui blog, via Twitter o su altri siti Internet e social media (i tweet sull'argomento pubblicati dalla Robson e da Buckland sono stati prontamente rimossi). Un portavoce di Beats by Dre ha replicato di non avere ancora avuto nessun contatto con il CIO, mentre a Billboard.biz il senior vp of marketing Omar Johnson ha ricordato che la ditta collabora tutto l'anno con personalità sportive e che sono stati gli stessi atleti, in molti casi, a richiedere versioni "customizzate" delle cuffie da indossare in occasione delle Olimpiadi, citando tra questi il team giapponese che ha voluto farsi stampare una riproduzione della katana, la spada dei samurai. La vicenda si inserisce nel contesto di una polemica sollevata da personalità di spicco come la quattrocentista statunitense Sanya Richards-Ross e la connazionale Dawn Harper, campionessa olimpica in carica dei 100 ostacoli, a proposito del divieto imposto agli atleti di menzionare i loro sponsor personali durante tutto l'arco delle competizioni: per protesta, la Harper ha postato su Twitter una foto in cui si copre la bocca con un nastro adesivo recante la scritta "rule 40".