In fin dei conti, deve aver pensato Alain Levy, c'era un solo uomo che potesse raddrizzare la situazione della disastrata EMI americana: il suo fidatissimo braccio destro David Munns, che fin dai tempi della PolyGram è il suo più stretto collaboratore e che da venerdì 1° febbraio ha assunto ufficialmente il comando delle operazioni della major inglese sul territorio statunitense (con il ruolo di presidente e amministratore delegato), preparandosi a lasciare Londra per New York. <br> Alle dirette dipendenze di Munns, che conserverà comunque le sue responsabilità di vice di Levy a livello mondiale, opererà un nuovo team direttivo che, come previsto (e anticipato da Rockol, vedi news), vedrà il produttore-musicista Matt Serletic (già al fianco di Matchbox Twenty, Santana, Celine Dion, Aerosmith) assumere la guida della Virgin Records affiancato dall'ex presidente Capitol Roy Lott. Anche Serletic farà base a New York, dove la Virgin, finora basata a Los Angeles, avrà la sua nuova sede (decisione, quest'ultima, che ha preso di sorpresa numerosi osservatori e gettato nel panico lo staff dell'etichetta). <br> Resta invece nella metropoli californiana, nella storica sede situata tra Hollywood Boulevard e Vine Street, la Capitol di Andy Slater, anch'egli noto per il suo passato di produttore/talent scout con artisti come Wallflowers, Fiona Apple e Macy Gray. La separazione anche geografica tra le due etichette dovrà servire, nelle intenzioni di Levy, ad assicurare una presenza più bilanciata della società sul fronte dell'A&R e a facilitarne i contatti con le comunità artistiche di entrambe le coste degli Stati Uniti (a New York ha sede la rivale Island Def Jam, etichetta leader nel campo dell'hip hop e dell'R&B). <br> Nel riconoscere a Munns una grande esperienza del mercato nordamericano, lo stesso Levy ha definito Slater e Serletic due executive particolarmente in sintonia con la musica di oggi: vedremo se la sua ricetta, basata su una combinazione di qualità manageriali e sensibilità musicale, si rivelerà quella giusta per rilanciare le quotazioni (anche in senso letterale) della travagliata multinazionale britannica.