La casa discografica del gruppo, Universal Music, domina il mercato musicale mondiale sottraendosi, per il momento almeno, all'ondata di tagli, licenziamenti e ristrutturazioni che sta spazzando tutte le major concorrenti. Ma la società madre, nonostante le ambizioni espansionistiche del presidente Jean-Marie Messier, non se la passa troppo bene, se è vero che la società ha fatto perdere ai suoi investitori di Borsa più soldi della compagnia telefonica di stato France Telecom, le cui azioni sono da tempo in picchiata. Del poco lusinghiero primato (crollo del 25 % del valore azionario dall'inizio dell'anno) riferisce il Financial Times, che mette in relazione le difficoltà di Vivendi con il tracollo della società petrolifera americana Enron e i dubbi che esso sta sollevando sulla trasparenza dei bilanci e sulle pratiche contabili dei grandi gruppi multinazionali (soprattutto quando, come la stessa Vivendi, trasformano rapidamente e radicalmente il proprio “core business”, nel caso specifico dai servizi di pubblica utilità ai mezzi di comunicazione). Anche il “profit warning” appena diramato dalla EMI, concorrente nel settore discografico, avrebbe avuto effetti negativi sull'andamento del titolo Vivendi, che solo nella giornata di martedì 5 febbraio ha perso un altro 5 %.