L'intensa attività di shopping che ne ha caratterizzato gli ultimi dodici mesi (scanditi, tra l'altro, dall'acquisto del sito “fuorilegge” MP3.com, vedi news) è costata alla multinazionale francese un buco finanziario da quasi 12 miliardi di dollari (13,8 miliardi di euro). Ma nel comparto discografico nessuno ha saputo fare di meglio dell'azienda leader di mercato: o meno peggio, dato che anche Universal Music è stata costretta a subire una flessione dell'1 % nei volumi di vendita a dispetto del battaglione di star e della pletora di dischi con cui ha inondato i negozi di dischi nel corso del 2001. <br> Il braccio musicale di Vivendi ha messo a bilancio un fatturato lordo di 5,3 miliardi di dollari e profitti per 970 milioni di dollari (sempre al lordo di tasse e interessi), a dispetto del fatto che i dieci best seller dell'anno hanno totalizzato vendite inferiori del 35 % rispetto ai dodici mesi precedenti. “Siamo l'unico gruppo del settore a non avere emesso un profit warning durante l'anno”, si è consolato l'amministratore delegato Jean-Marie Messier, aggiungendo di aspettarsi per il 2002 una percentuale più alta di profitti e un incremento ulteriore della quota di mercato (ma che dirà l'antitrust?). Le cartucce da sparare non gli mancheranno: da qui a fine anno sono annunciati nuovi dischi di U2, Limp Bizkit, Bon Jovi, Eminem, Sting, Shaggy e molti altri.