Incassata (senza ulteriori concessioni) l'appprovazione dell'Australia, che si unisce così a Canada, Giappone e Nuova Zelanda, Universal Music attende per domani, secondo insistenti indiscrezioni, il via libera della Commissione Europea all'acquisizione degli asset discografici della EMI. Fonti ufficiose insistono nel sottolineare che ciò avverrà a costo di pesanti disinvestimenti, che il Wall Street Journal calcola - su quali basi non è chiaro - in misura del 60 per cento delle attività di EMI in Europa. Rifacendosi a notizie trapelate già a luglio, altri insider sostengono invece che Universal provvederà a liquidare anche una parte del suo patrimonio preesistente, inclusi la sua filiale greca, Cooperative Music e Sanctuary. Secondo quanto comunicato ai suoi dipendenti dall'amministratore delegato della EMI Roger Faxon, inoltre, la major capitanata da Lucian Grainge è pronta a rinunciare anche allo storico e redditizio catalogo della Parlophone, con l'eccezione dei Beatles. Numerosi soggetti, tra cui società finanziarie e imprese musicali come Sony Music, BMG Rights Management, Mute, Domino e PIAS (ma anche Patrick Zelnik della Naive e l'ex proprietario della Virgin Richard Branson) avrebbero già manifestato il loro interesse all'acquisto di porzioni dei cataloghi e delle attività disinvestite. La Commissione Europea dovrebbe in ogni caso comunicare la sua decisione entro il 27 settembre. Non si conoscono ancora, invece, i tempi previsti per l'approvazione dell'operazione da parte delle autorità statunitensi.