La vertenza FBT Productions vs. Aftermath, innescata nel 2007 dai primi produttori di Eminem Mark e Jeff Bass che rivendicavano nei confronti dell'etichetta del gruppo Universal Music una quota molto più consistente delle royalty generate dalla vendita di musica in formato digitale, si è chiusa lunedì con un accordo extragiudiziale di entità sconosciuta ma, a sentire il legale degli attori in giudizio (l'avvocato Richard Busch di King & Ballow), di reciproca soddisfazione per le parti. La diatriba, che ha dato origine a numerose, identiche cause per iniziativa di artisti e dei loro manager, verteva sui metodi di calcolo (e, conseguentemente, sull'entità) delle royalty digitali: le case discografiche sostengono che le percentuali sui download dovrebbero essere identiche a quelle applicate alla vendita dei cd (riconoscendo agli artisti, in media, non più del 15 % del prezzo di vendita); gli artisti stessi sostengono invece che, trattandosi di licenze ex novo sulla commercializzazione del repertorio, a loro spetterebbe il 50 % delle somme incassate dall'etichetta. Tesi, quest'ultima, accolta il 3 settembre del 2010 da una Corte d'Appello statunitense con effetti potenzialmente dirompenti sulle finanze dell'industria discografica (anche per l'entità delle richieste sul pregresso, si parla di parecchi milioni di dollari). Da vedere, ora, come la risoluzione della vertenza pilota in materia influirà sulle numerose cause ancora in corso, e che hanno per protagonisti artisti come James Taylor, Kenny Rogers, REO Speedwagon, Sister Sledge, Rob Zombie e Temptations.