Esperti, analisti e operatori del settore guardano con attenzione quasi spasmodica all'evoluzione di Spotify e degli altri maggiori servizi di streaming in abbonamento che tuttavia, a livello mondiale, assorbono ancora una quota minima, l'8,4 per cento, dei proventi derivanti dalla musica digitale, contro il 57,3 per cento generato dalle piattaforme di download guidate da iTunes e Amazon (dati 2011). E più dello streaming, vale ancora il "vecchio" e dimenticato mercato delle suonerie personalizzate (master tones, ringbackt tones o risponderie, ecc.) per telefoni cellulari, considerato praticamente morto nei Paesi occidentali ma fiorente più che mai in Asia e nei Paesi emergenti dell'Africa, come ha ricordato la settimana scorsa, intervenendo alla conferenza MU:CON a Seul, l'amministratore delegato del Midem ed ex discografico Bruno Crolot, sottolineando che i cosiddetti servizi di "personalizzazione" dei telefoni valgono ancora, a livello mondiale, oltre un terzo dei consumi digitali (più precisamente il 34,3 per cento, a fine 2011). "Nei Paesi asiatici e soprattutto in Africa, le cifre riguardanti le suonerie sono ancora enormi, davvero rilevanti, e i loro ricavi sono tuttora quattro volte quelli che derivano dallo streaming", ha spiegato Crolot secondo quanto riporta Paul Resnikoff su Digital Music News. "Naturalmente sentiamo parlare di più di Rhapsody, Pandora e Spotify che dei servizi di suonerie, ma in fin dei conti oggi il mercato si spartisce ancora tra prodotti di natura differente".