C'è molta attesa, nella comunità finanziaria londinese ed internazionale, per la pubblicazione del bilancio annuale della major britannica, che i suoi vertici presentano agli operatori della City nella giornata di martedì, 21 maggio. Analisti ed investitori guardano con impazienza non solo ai numeri collezionati dalla società guidata da Eric Nicoli ma anche al suo programma di pubblicazioni discografiche, elemento chiave nel determinare le sorti future dell'unica major discografica “pura”, non legata cioè ad holding che abbracciano l'intero settore dell'intrattenimento e delle comunicazioni (come AOL Time Warner e Bertelsmann), hardware e tecnologia (Sony) o anche comparti produttivi di tutt'altro genere (è il caso di Vivendi Universal). <br> Alain Levy, il nuovo responsabile della divisione musicale del gruppo, ha appena terminato un nuovo round di meeting internazionali (che lo ha portato anche in Italia, la settimana scorsa insieme ai suoi più fidati collaboratori) finalizzato proprio alla discussione dei budget, alla presa d'atto della situazione di ciascuna filiale ed alla messa a punto di un piano strategico per il futuro. Ma molti osservatori ritengono che ci vorrà del tempo prima che i suoi ambiziosi programmi di scalata alle classifiche mondiali prendano corpo, realizzando concretamente gli obiettivi enunciati nei mesi scorsi dal manager francese: che punta, nei prossimi tre anni, a piazzare sul mercato due o tre artisti da 10 milioni di copie (nel mondo) e altri cinque in grado di garantirgli vendite intorno ai cinque milioni di pezzi (e intanto, presentando il bilancio, dirà forse qualcosa di più a proposito del rinnovo del contratto con Robbie Williams, in questo momento uno dei suoi artisti di punta). <br> Altrettanto delicato appare il compito di Levy sul fronte economico-finanziario, in un momento in cui gli esperti del settore hanno calcolato per la EMI un crollo di fatturato (da 2.67 a 2,45 miliardi di sterline) e di profitti (da 260 a 150 milioni di sterline, al lordo delle tasse) nell'esercizio chiuso a marzo, nonostante l'imponente piano di “tagli” che ha fatto (o sta ancora facendo) 1.800 vittime tra i dipendenti e 400 tra gli artisti. Levy (vedi news) si è detto convinto di poter ribaltare la situazione riportando il margine operativo della divisione musicale EMI, nell'arco di tre anni, dall'attuale 5 % all'11-13 %: ma, come fa notare un articolo della Reuters apparso in rete in queste ore, alcuni osservatori ipotizzano invece che la EMI possa perdere ancora in termini di redditività e quote di mercato, mentre cerca di risolvere la difficile equazione tra controllo dei costi e sviluppo di nuovi artisti. <br> Il “report” di martedì sullo stato economico-finanziario e sui piani strategici dell'azienda dovrebbe servire a chiarire la situazione sulle condizioni di salute della major.