Non ci sono solo i gruppi di pressione come la Recording Artists Coalition (vedi news) a fare la voce grossa in nome e per conto degli artisti e delle pop star statunitensi, in questo periodo: la maggiore associazione “istituzionale” di categoria, la American Federation of Television & Radio Artists, in scadenza di contratto con l’organizzazione dei discografici RIAA, ha messo sul tavolo della trattativa la possibilità, per gli artisti, di incassare royalty e profitti dai master che le etichette tengono sigillati nei loro archivi senza sfruttarli economicamente. La proposta è appoggiata anche da un progetto di legge redatto dall’influente senatore democratico dello Utah Orrin Hatch e si inserisce in un pacchetto di rivendicazioni che riguardano anche il trattamento pensionistico e sanitario degli artisti oltre che la durata massima (a sette anni) dei contratti con le case discografiche, punto principale di scontro tra la Recording Artists Coalition e la RIAA (vedi news). <br> Sono pochissimi, nel mondo, gli artisti che vantano diritti sulle registrazioni fonografiche da loro realizzate per conto delle major (a meno che non siano loro stessi titolari di etichette, e dunque proprietari dei master): tra i più celebri figura la cantautrice texana Michelle Shocked, che nella causa di scioglimento di contratto con la PolyGram, diversi anni fa, ha preteso ed ottenuto la restituzione della proprietà di tutto il suo catalogo discografico.