Ancora polemiche sulle classifiche dei dischi più venduti. C'era da aspettarselo, dopo il “rumore” che nell'ambiente ha provocato un articolo apparso sul numero di maggio del mensile specializzato Musica e Dischi (vedi news). In quell'occasione Giorgio Valletta, autore di una lunga e circostanziata analisi sulle charts elaborate dall'istituto AC Nielsen C.R.A. per conto della FIMI, ne aveva evidenziato una strana “anomalia”, segnalando il riemergere nelle graduatorie di un nutrito pacchetto di titoli (oltre 40, in base alle sue ricerche) ad un anno esatto di distanza dalla loro prima comparsa in classifica: conseguenza di un clamoroso errore di calcolo nella elaborazione elettronica dei dati, secondo Valletta, anche perché nel frattempo diversi di quegli stessi prodotti erano già finiti fuori catalogo; frutto delle iniziative commerciali e delle campagne promozionali messe in opera da alcuni rivenditori, invece, secondo la tesi difensiva avanzata da Nielsen e FIMI. <br> Tutto finito? Neanche per sogno. Nel nuovo numero di M&D, in circolazione da oggi (5 giugno) Valletta torna alla carica, mostrandosi assai poco convinto delle spiegazioni ufficiali fornite dai compilatori “materiali” delle classifiche, e cioè dalla Nielsen: che per bocca del direttore di divisione Alberto d'Alessandro e per tramite di una lettera indirizzata al giornale ribadisce la correttezza del metodo e dei risultati, insistendo sulla sua versione dei fatti: sarebbero state le azioni di tipo promozionale messe in opera da una “nota catena specializzata” a produrre una nuova impennata di vendite dei titoli contestati e la loro conseguente ricomparsa in classifica. <br> Per motivi di “riservatezza”, Nielsen evita di fare il nome dell'operatore commerciale in oggetto: ma Musica e Dischi controbatte sostenendo di aver verificato con i diretti interessati che nessuna delle “catene” specializzate che operano sul nostro mercato (non MediaWorld né Ricordi, e neppure Virgin o Messaggerie Musicali) ha mai effettuato promozioni del tipo suggerito da Nielsen nel periodo e sui titoli considerati, aggiungendo di trovare strano che, da quando il “caso” è scoppiato, le distorsioni registrate nelle classifiche Nielsen siano improvvisamente cessate. L'indagine di Valletta va anche più nello specifico, citando i casi del singolo “Goodnight moon” di Shivaree e l'album “Stupido hotel” di Vasco Rossi come alcuni degli esempi più clamorosi di dischi riemersi nelle charts ad un anno esatto dalla conquista delle posizioni di vertice in classifica. <br> Chi ha ragione? Come chiosa Valletta a sigillo della seconda puntata della sua indagine, spetta ad ogni lettore farsi da sé la propria opinione al riguardo. Diciamo allora, lapidariamente, la nostra: sempre pronti ad essere smentiti dai fatti e dalla presentazione di nuove “chiavi di lettura” ed elementi di valutazione dall'una o dall'altra parte. Musica e Dischi, come FIMI ha a suo tempo sottolineato replicando con un comunicato stampa al primo articolo apparso sul mensile (vedi news), può forse essere tacciata di “conflitto d'interessi”, producendo a sua volta classifiche (di album e singoli) concorrenziali a quelle che la maggiore associazione di categoria commissiona alla Nielsen: e dunque anche la sua posizione non risulta del tutto inattaccabile. Come è difficilmente contestabile il fatto che un metodo di rilevazione elettronica delle vendite (tramite riconoscimento del codice a barre apposto a ciascun prodotto) e che si fregia del sigillo di qualità ISO 9000 si fa preferire, almeno in linea teorica, ad un sistema tradizionale basato su sondaggi telefonici com'è quello applicato da Musica e Dischi. <br> Stando così le cose, sarebbe stata auspicabile, da parte della FIMI, una gestione più serena, fredda e accorta dell'“incidente”. Che, detto per inciso, poteva (e può ancora) essere visto e vissuto da tutti come utile pretesto per fare maggior chiarezza sugli obiettivi, i contenuti e le modalità di funzionamento di uno strumento di lavoro utile ai media come agli addetti ai lavori (anche se a volte idolatrato a sproposito). <br> Quanto alla Nielsen, l'impressione è che avrebbe fatto miglior figura a scoprire pienamente le carte oppure ad ammettere candidamente di essere incorsa in un infortunio prima di tirar dritto per la sua strada. Errare è umano, perseverare (nella difesa fumosa di una posizione che, per quel che si vede ad occhio nudo, appare assai poco difendibile) è diabolico.