Prende forma il progetto di Jean-Marie Messier di trasformare la multinazionale francese in una società mediatica “pura”, senza interessi di maggioranza in settori industriali ormai ritenuti non strategici. E così, tenendo fede al suo disegno, il discusso numero uno di Vivendi Universal ha convinto il suo consiglio di amministrazione a deliberare un taglio della quota che la holding manterrà nei suoi business tradizionali legati al trattamento delle acque potabili e allo smaltimento dei rifiuti. <br> Vivendi Universal controlla ancora il 63 % di Vivendi Environnement, evoluzione dell'antica società per le acque potabili Générale des Eaux costituita per decreto napoleonico nel 1853, e le intenzioni di Messier e del suo cda sono di ridurre la partecipazione azionaria non appena le condizioni del mercato lo permetteranno. La vendita del 15 % circa del pacchetto azionario dovrebbe far affluire circa 1,7 miliardi di € alle casse della società, indispensabili per alleggerire il pesantissimo debito che grava sui bilanci aziendali; con la contemporanea emissione di nuovo capitale destinato a terzi, la quota di Vivendi Universal nella società consorella dovrebbe scendere a poco più del 40 %. In risposta alle preoccupazioni dei politici locali, espresse a gran voce anche in occasione della recente campagna pre-elettorale, i vertici di Vivendi hanno assicurato che la gestione dell'acqua potabile rimarrà in mani francesi: un primo blocco di azioni potrebbe essere venduto ad istituti di credito transalpini come la Caisse des Dépots et Consignations o BNP Paribas.