Nell'attesa che il digitale riesca effettivamente a produrre un'inversione di tendenza nel mercato e nei consumi musicali, un calo del 4 per cento nelle vendite rispetto all'anno precedente viene salutato come un dato confortante: succede negli Stati Uniti, dove le proiezioni di fine anno di Nielsen SoundScan collocano il volume complessivo dei pezzi venduti (digitale più "fisico") a 317,4 milioni di album contro i 330,6 milioni del 2011 indicando una domanda tutto sommato stazionaria. Diversa e peggiore, come fa notare Music Week, la situazione nel Regno Unito: le cifre diffuse a metà anno dalla Official Charts Company e dalla associazione dei discografici BPI mostravano per il secondo trimestre dell'anno una flessione delle vendite del 12,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, da 23,5 a 20,6 milioni di pezzi, anche se nel complesso gli album digitali registravano nei primi sei mesi un incremento del 17,3 per cento. In Italia (dati raccolti da Deloitte per conto di FIMI) i primi sei mesi del 2012 mostravano una crescita del 43 per cento della musica digitale (streaming+ download), ancora insufficiente però a tamponare e controbilanciare il calo delle vendite di Cd (- 23 per cento).