In dodici anni di vita la Internet radio Pandora non aveva mai varcato i confini degli Stati Uniti: succede ora, per la prima volta, in Australia e in Nuova Zelanda, dove la società californiana (la sede è a Oakland), dopo un beta testing iniziato a luglio, ha iniziato a introdurre la sua offerta in streaming precisando che in Nuova Zelanda pagherà ad autori e interpreti una royalty inferiore al 25 per cento degli introiti. Già l'estate scorsa, l'amministratore delegato Joe Kennedy aveva spiegato a Billboard.biz di avere scelto il continente australe perché soddisfatto degli accordi raggiunti con i detentori dei diritti. "E' quello", aveva dichiarato allora, "il collo di bottiglia in quasi tutto il mondo" (per contro, 125 artisti tra cui Don Henley, Brian Wilson, i Pink Floyd, Rihanna, Katy Perry e Britney Spears hanno indirizzato a Pandora una lettera aperta per protestare contro i suoi tentativi di far ridurre le percentuali di royalty per legge o tramite le sentenze dei tribunali). L'Australia, ricorda lo stesso Billboard, è il sesto mercato discografico al mondo in termini di vendite di supporti sia fisici che digitali. Nel Paese Pandora si è assicurata i diritti di riproduzione di circa un milione di brani appartenenti a più di 100 mila artisti negoziando le licenze con la Australasian Performing Right Association (APRA) e con la Australasian Mechanical Copyright Owners Society (AMCOS). La Nuova Zelanda occupa invece il trentesimo posto sul fronte del mercato fisico e il ventiquattresimo sul mercato digitale.