Edgar Bronfman Jr, gran manovratore della multinazionale canadese Seagram prima della fusione con Vivendi, sarebbe interessato a riprendersi la proprietà della Universal (cinema e musica) se l'occasione dovesse presentarsi vantaggiosa (leggi: se gli attuali vertici della holding francese, sempre più con l'acqua alla gola, si trovassero costretti a svendere). <br> Lo sostengono alcuni addetti ai lavori addentro all'intricata disavventura finanziaria che ha per protagonista Vivendi Universal, fino a pochi mesi fa orgoglio della nazione francese. E l'ipotesi non è peregrina, dopo che il nuovo amministratore delegato ad interim Jean-René Fourtou ha ammesso che l'azienda ha bisogno di altro credito e di liquidità se vuole far fronte ai debiti incombenti: una prima tranche dei quali, equivalente a 1,8 miliardi di €, già in scadenza questo mese. La società ha affidato alla Goldman Sachs (assai vicina, a quanto si dice, alla famiglia Bronfman) l'incarico di “monitorare” la condizione finanziaria del gruppo, e il quadro che ne emerge è impietoso: Vivendi Universal ha in cassa 2,4 miliardi di € ma, come già si sapeva, sul suo bilancio grava un indebitamento complessivo di 19 miliardi di €. Per fortuna del gruppo, creditori come la Société Générale, la Banque Nationale de Paris e la Deutsche Bank sarebbero già pronti ad aprire un'altra volta i rubinetti, concedendo un nuovo prestito del valore complessivo di 2,5 miliardi di €: che tuttavia, da solo, non sarà sufficiente. <br> Ci si chiede quindi cosa faranno Fourtou e i suoi collaboratori per alleggerire la situazione: sembra che il gruppo, su pressione anche dell'entourage del presidente Jacques Chirac, punti a salvaguardare in primo luogo il patrimonio nazionale ed in particolar modo Canal Plus, l'emittente via cavo che finanzia gran parte del cinema francese. I quotidiani riportano in questi giorni che Vodafone sarebbe interessata a rilevare le proprietà Vivendi in campo telefonico (Cegetel), mentre degli appetiti non sopiti di Bronfman si è già detto. Intanto gli stati generali dell'azienda hanno invitato tutte le consociate del gruppo a produrre il massimo sforzo per tenere elevato il livello della performance. E in Italia? I vertici di Universal Music professano tranquillità sulla base della incontrastata posizione di leadership di cui godono sul mercato, ma è evidente che un nuovo cambio di proprietà non potrebbe essere vissuto senza traumi.