Invitato a tenere il 'keynote' della prima giornata della settima edizione del "Plug In", il più importante appuntamento su internet e musica che anche quest'anno si tiene come da consuetudine a New York (Hilton, 8 e 9 luglio), Rick Boucher - deputato della Virginia a capo, tra gli altri, della commissione "Courts, internet and intellectual property" - ha parlato a braccio per quasi un'ora mettendo a fuoco la strategia con la quale, insieme a un collega dello stato dell'Utah, intende contribuire a sbloccare lo stallo che imbavaglia l'industria discografica, affrontando (ovviamente) la materia sotto il profilo normativo.<br> Boucher, la cui prima legge riguardante il mondo online fu promulgata nel 1993 e rese legale l'utilizzo commerciale dell'allora nascente internet, si è poi rivolto ripetutamente alle case discografiche perché facciano la loro parte: "Mi congratulo sinceramente per la nascita di MusicNet e PressPlay, perché sono passi che vanno nella giusta direzione per rivitalizzare il mercato della musica digitale. Ma non basta: major, mollate i freni, confidate come me che la maggior parte del pubblico americano è onesto e che, alle giuste condizioni, ha intenzione di pagare per il consumo della musica. E' necessario che le major mettano a disposizione da subito l'intero catalogo musicale in versione digitale, che i brani siano acquistabili anche singolarmente, che costino un prezzo equo e che gli acquirenti - coerentemente con la tradizione del "fair use" - possano liberamente trasferirli su supporti diversi".<br> Prima di chiudere il suo intervento, Boucher non ha risparmiato una frecciata ulteriore, parlando della tecnologia di protezione dei CD: "Le major si lamentano giustamente per i milioni di brani scaricati gratuitamente. Ma cosa fanno? Investono somme ingenti per proteggere i CD. Se oggi entrate nella libreria di qualsiasi college americano, è facile che possiate leggere il codice di protezione infranto da qualche studente direttamente su una t-shirt in vendita. Cosa accade una volta scardinato il codice (una cosa che avviene regolarmente in poco tempo, come insegna la tradizione di ogni nuova tecnologia)? I brani di quel CD finiscono nei circuiti 'peer to peer', e circolano gratis e liberamente. Sono sinceramente perplesso dall'atteggiamento e dalla strategia delle major. L'altro giorno ho letto il 'disclaimer' sul retro della copertina di uno di questi CD protetti: "L'utilizzo non autorizzato di questo CD è inibito da una tecnologia", diceva all'incirca. Ebbene, oltre a non essere del tutto comprensibile ai più e ad andare contro la tradizione del 'fair use', quella dicitura non spiega nemmeno che il CD non è utilizzabile su un PC né leggibile su un DVD".