Mille album in rete (rispetto ad un catalogo “off line” che attualmente comprende circa 11 mila titoli), di cui gli utenti di Internet potranno disporre come meglio credono dopo averli scaricati a pagamento versando un canone mensile compreso tra i 10 e i 15 dollari: conservandoli nella memoria del pc, copiandoli su CD-R o trasferendone il contenuto su lettori MP3 per l'ascolto in movimento. <br> La leader di mercato Universal Music, sulle orme della Warner che pochi giorni fa ha intrapreso una iniziativa analoga - ma più limitata - in collaborazione con FullAudio (vedi news), risponde così al proliferare dei siti Web che consentono lo scambio gratuito di musica evadendo i diritti di autori, artisti e case discografiche: ampliando e rendendo più elastiche le opzioni a disposizione dei consumatori, in termini di libertà d'uso dei file acquistati in rete, rispetto ai vincoli imposti da iniziative come Pressplay, la piattaforma di distribuzione on-line che la stessa casa discografica finanzia insieme alla concorrente Sony Music (avviandosi così a piccoli passi verso quello “sblocco” dei cataloghi pronosticato dal ceo di RealNetworks, Rob Glaser, durante il suo intervento di poche ore fa al Plug In di New York, vedi news). A fare da trampolino di lancio per il nuovo servizio di sottoscrizione musicale è EMusic, sito che fa capo in USA allo stesso gruppo Universal e che gestisce un'offerta digitale a pagamento di oltre 200 mila brani, finora concessi in licenza da sole etichette indipendenti. <br> Alla major è mancato però il coraggio di mettere in gioco le novità del momento ("The Eminem show", per esempio)o i best seller di catalogo (vedi gli U2), rimpiazzati da “oldies” e da titoli che oggi hanno limitata visibilità nei negozi di dischi. I nomi sono comunque di primo piano (B.B. King, Jimmy Buffett, Cher, Eric Clapton, Joe Cocker, Kiss, INXS, Meat Loaf, Peter Frampton, Aretha Franklin, Ringo Starr, Stevie Wonder ma anche di Charles Mingus e John Coltrane): “Il genere di materiale che oggi fatica a trovar spazio negli scaffali nei negozi e che merita invece un pubblico più ampio,” ha spiegato il direttore delle attività on-line Universal Larry Kenswil, ammettendo di non aver voluto rischiare una cannibalizzazione tra i due canali di vendita e confessando che, per lo sfruttamento on-line, la casa discografica è riuscita a far accettare ad artisti e editori una riduzione di royalty che sarebbe risultato problematico ottenere sulle novità. <br> Al di là dei dubbi sul successo dell'iniziativa - le altre major restano momentaneamente al palo, anche se trattative sarebbero in corso - restano gli interrogativi sul futuro di EMusic (50 mila abbonati attivi, secondo i dati diffusi da fonti ufficiali): come gli altri siti Web controllati dalla major, tra cui MP3.com e GetMusic, c'è il rischio che la capogruppo francese Vivendi decida di venderli per procurarsi denaro liquido destinato a tappare i suoi enormi debiti. A meno che, come dice qualcuno, tra gli “asset” in vendita non ci sia la stessa Universal.