Un report sugli orientamenti delle politiche culturali e digitali commissionato in Francia dal Ministero della Cultura apre nuovi interrogativi sulla validità della normativa nazionale "Hadopi" di "risposta graduale" al file sharing illegale e sul funzionamento dell'organo amministrativo incaricato di applicarla. Basandosi su una sessantina di interviste condotte tra imprese e operatori del settore dell'intrattenimento, organizzazioni di categoria e associazioni dei consumatori, la commissione incaricata dell'indagine - che verrà pubblicata solo nel marzo del 2013, ma di cui sono già affiorate le prime risultanze - sembra tratteggiare un quadro incerto, quanto all'efficacia delle misure antipirateria fortemente volute da Nicolas Sarkozy ma molto meno popolari tra i funzionari del governo presieduto da François Hollande. Il report riconosce che il meccanismo della risposta "graduale" (basato sul principio dell'eventuale sospensione della connessione Internet agli utenti recidivi dopo l'invio di due notifiche di avvertimento) ha indubbiamente prodotto un crollo del file sharing p2p, ma osserva anche che il fenomeno della pirateria potrebbe essere semplicemente trasmigrato in campi come lo streaming e il download diretto da piattaforme e cyberlocker illegali, non monitorati direttamente dall'attività di "polizia" dell'Hadopi. La efficienza di quest'ultima, di conseguenza, sarebbe "difficile da valutare con precisione". L'Hadopi è in vigore dal 2009, e fino ad oggi ha prodotto una sola condanna (con una ammenda di 150 euro): troppo poco per giusticare i costi della sua struttura burocratica, secondo i detrattori, mentre i promotori dell'iniziativa ne sottolineano al contrario l'efficace opera di prevenzione.