Altro che Hong Kong e Bangkok, Russia e Ucraina (o Napoli, per restare a casa nostra). Questa volta il traffico illecito di CD – uno dei più imponenti mai intercettati in Europa – partiva da una fabbrica clandestina ubicata tra Bonn e Colonia, nel cuore della Germania e della UE. Dagli impianti tedeschi, i dischi pirati venivano smerciati in tutto il continente, e soprattutto in Italia, Olanda e Gran Bretagna, terminali principali di un’organizzazione dai molti tentacoli. Dopo mesi di pazienti indagini che hanno coinvolto gli esperti antipirateria dell’IFPI (la federazione internazionale dei discografici) e le forze locali di polizia, è stato possibile ricostruire con esattezza le rotte del commercio illegale e individuarne il punto di partenza: il responsabile numero uno dell’organizzazione, un cittadino tedesco che aveva acquistato presse e macchinari un po’ ovunque in Europa, è già stato posto in stato di arresto e condannato ad un anno di reclusione; con lui, sono finiti nelle mani degli inquirenti macchinari attrezzati per produrre un milione di CD all’anno, master e CD contraffatti di alta qualità dei maggiori artisti internazionali(simili in tutto e per tutto, cioè, ai prodotti originali; accanto a questi anche numerosi bootleg e compilation “di fantasia” con i successi del momento), per un valore di oltre 4 milioni di euro. <br> Data la qualità del prodotto (nessun CD masterizzato facilmente riconoscibile ad occhio nudo) e la professionalità dell’organizzazione i dischi pirata non erano destinati al solito circuito dei venditori ambulanti ma a canali di vendita più consolidati, negozi, mercati, bancarelle e fiere del disco: oltre che nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, le prime tracce dell’illecito commercio erano affiorate a Milano, dove lo scorso dicembre la Guardia di Finanza aveva confiscato in un deposito clandestino circa 30 mila pezzi falsi (valore commerciale, oltre 500 mila euro). Il materiale sequestrato nell’occasione era stato inviato per analisi comparative alle sedi centrali dell’IFPI, che ne aveva verificato l’identità di origine con altri prodotti contraffatti circolanti in Europa (secondo quanto riferisce l’unità antipirateria italiana FPM, la maggior parte dei live abusivi, specie quelli più recenti, avrebbero origine europea o nordamericana, quasi mai italiana). <br> Chiusa la centrale di produzione in Germania, le Fiamme Gialle italiane sono al lavoro per verificare attraverso quali percorsi il materiale illegale venisse importato e distribuito in Italia.