E' intervenuto ieri 9 luglio Jello Biafra, vulcanico ex frontman degli storici Dead Kennedys, al Plug In, forum organizzato in questi giorni a New York ed incentrato sui rapporti tra industria musicale e nuove tecnologie: l'esuberante artista, vera e propria icona del panorama "indie" a stelle e strisce, ha esposto - grazie ad un monologo fiume durato un'ora - la sua ricetta per contrastare la grave crisi che sta affliggendo il mercato discografico. "Che ci faccio qui? Perché hanno invitato me a parlare all'industria musicale? Non sono un pezzo grosso del rock, non ho Grammy in bacheca per farmi bello, non ho un PC e non faccio downloading. Mi ritengo un artista visuale a tutto tondo, un DJ part time e soprattutto un fan scatenato della musica. La musica è la mia ossessione": con queste parole il cantante, ribelle per definizione e da sempre insofferente ai dettami della major, si è introdotto alla platea. Ma il suo discorso ha ben presto virato su argomenti ben più seri, come, ad esempio, l'etica che i giganti dell'intrattenimento dovrebbero tenere nell'approcciarsi alla ricerca di nuovi talenti: "Fare causa non è la risposta", ha sostenuto Biafra a proposito delle azioni legali spesso intraprese dalle etichette, "La risposta è dare alla gente qualcosa che non riesce a ottenere in nessun altro modo. Teniamo presente che 'burning' e 'downloading' sono due rotture di palle: sarebbe ben più comodo passare dal negozio e comprare il disco anziché stare a armeggiare col PC. Sarebbe più bello avere in mano l'originale, con la sua bella copertina, il booklet e qualcosa di speciale dentro. Ma i CD costano troppo. La risposta è: qualità, integrità e ingaggiate giovani fans per scoprire buona musica".<br> Rockol pubblicherà ampi stralci dell'intervento di Biafra la prossima settimana nello spazio interviste.