Riduzione dell’IVA e del prezzo al pubblico dei CD per rilanciare i consumi. Promozione radiotelevisiva più sostenuta per le manifestazioni musicali. Sostegno pubblico (ricorrendo anche ai fondi SIAE e a quelli stanziati dalla legge sul cinema) per la realizzazione di videoclip ed opere prime discografiche ma anche per promuovere la musica italiana all’estero. Attenzione a 360 gradi nei confronti delle musiche e culture giovanili sempre neglette e lotta senza quartiere alla pirateria. <br> L’agenda programmatica sventolata dallo schieramento politico di opposizione sembra ricalcare in pieno la linea e le rivendicazioni attuali dell’industria discografica: o così sembra, almeno, a rileggere l’articolata mozione parlamentare che l’on. Piero Ruzzante (gruppo DS-L’Ulivo) ha presentato a Montecitorio lo scorso 12 luglio. Citando le canzoni di Ligabue e di Ivano Fossati nonché i dati di mercato forniti dalle associazioni di categoria, il giovane deputato padovano (39 anni) ha invitato le forze di governo a prevedere agevolazioni fiscali per i prodotti musicali nella prossima finanziaria, predisponendo una riduzione temporanea dell’IVA sui dischi dal 20 al 4 % in attesa che il regime fiscale della materia venga rivisto a livello europeo. <br> Secondo Ruzzante la riduzione dell’aliquota IVA dovrebbe rappresentare solo un primo passo in vista di un abbattimento dei prezzi al pubblico che, a suo dire, non dovrebbero superare i 13 euro per garantire competitività internazionale e funzionare da deterrente nei confronti del commercio clandestino, anche perché, ha ammesso, l’inasprimento delle sanzioni contro i pirati introdotto nell’agosto 2000 (quando l’Ulivo era al governo) non hanno prodotto finora i risultati sperati. Per il rilancio del settore, il deputato DS invita a puntare, anche nella musica, sul “made in Italy”. “Esportare la nostra musica significa non solo entrate economiche per il nostro paese – dice Ruzzante - ma anche sviluppare il turismo, far conoscere la nostra lingua e le nostre tradizioni popolari”. Gli fa eco Andrea Colasio (Margherita) che – ricalcando un altro punto fermo nelle rivendicazioni dell’industria discografica – ha fatto seguito all’intervento del collega riportando l’attenzione sulla disparità di trattamento che tuttora sussiste tra musica “assistita” (classica e lirica, a cui il Fondo Unico per lo Spettacolo destina ogni anno quasi 284 milioni di euro) e quella autofinanziata (la musica cosiddetta “leggera”) ed evidenziando un “problema di struttura, di conformazione del nostro mercato editoriale per quanto concerne il settore discografico”. <br> Entrambi, Ruzzante e Colasio, non hanno mancato di perorare la causa delle etichette indipendenti (il primo invocando copertura televisiva per manifestazioni come il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza; il secondo ricordando con preoccupazione come il peso delle major sul mercato sia aumentato dal 40 % di metà anni ’80 all’oltre 90 % di oggi): segno che tutte le forze del settore, e non solo la lobby delle maggiori case discografiche, stanno trovando megafoni nell’arena politica. Che poi le loro richieste vengano accolte da chi siede nella stanza dei bottoni, è un altro discorso: ed è quasi superfluo ricordare che già troppe volte, in passato, le promesse politiche sono cadute nel vuoto.