Il governo Berlusconi non intende varare una riduzione dell’aliquota IVA su CD e cassette nella prossima finanziaria, prima che la questione di una riduzione generalizzata dell’imposta sui prodotti musicali venga discussa dalle autorità europee competenti. Le forze di maggioranza lo hanno fatto capire chiaramente bocciando la mozione con la quale l’on. Piero Ruzzante (DS/L’Ulivo) aveva proposto venerdì scorso (12 luglio, vedi news) una modifica al documento di programmazione economico-finanziaria in modo da prevedere, appunto, un’immediata parificazione fiscale tra dischi e libri (su cui si applica un’IVA al 4 %). <br> “L’impegno del governo è di cercare di ottenere un’armonizzazione a livello europeo, al fine di avere una normativa comunitaria che consenta un minor gravame fiscale su tale tipo di supporti”, ha replicato in Parlamento il sottosegretario di stato per l’economia e le finanze Daniele Molgora, raccogliendo le sollecitazioni espresse in merito da Ruzzante. Sul secondo punto della mozione, però, che richiedeva un provvedimento immeditato del governo, il funzionario di Gabinetto è stato categorico: secondo Molgora, motivazioni tecniche e vincoli normativi non consentono di modificare il trattamento fiscale riservato ai prodotti musicali, neppure in via provvisoria, prima che l’intera materia venga rivista e uniformata in sede comunitaria. <br> Parere favorevole alla mozione di Ruzzante è stato espresso prima della votazione in aula da esponenti di UDC, Rifondazione Comunista e – con riserve - di AN (che però, nelle parole dell’on. Alessio Butti non ha mancato di polemizzare con l’appello pubblico lanciato a mezzo stampa, qualche settimana fa, da alcuni dei più popolari esponenti della musica italiana: “cantanti miliardari”, ha detto Butti, “per lo più schierati a sinistra, i quali su ogni CD venduto percepiscono un’altissima percentuale di incassi”), mentre in linea con la posizione del governo si sono espressi rappresentanti di Forza Italia e della Lega Nord. <br> La bocciatura della mozione Ruzzante non chiude ancora tutte le strade in vista di una modifica dell’IVA sui CD nella prossima manovra finanziaria, ma lascia intendere chiaramente quali siano al riguardo le opinioni del governo. Le cui risposte, prevedibilmente, non hanno soddisfatto per nulla l’industria discografica e sono state giudicate “evasive” dalla maggiore organizzazione di categoria, la FIMI. "Gli spazi per una manovra, anche solo temporanea, sull'imposta ci sono, come dimostrano interventi similari in altri contesti" ha replicato con una nota diffusa oggi (16 luglio) il direttore generale dell’associazione Enzo Mazza. "Ora l'industria discografica tornerà alla carica nel dibattito parlamentare per il DPEF. Si tratta di assumere una decisione politica, di considerare finalmente un settore che genera creatività ed emozioni come un comparto strategico per il Paese".