Si stringe la morsa delle major discografiche intorno a Vimeo, la piattaforma di user generated content controllata dalla IAC/Interactive Corp di Barry Diller, già top manager di Ticketmaster e Live Nation. Tre anni fa alcune delle maggiori case discografiche avevano portato in tribunale la società con un'azione legale presentata presso una Corte federale di New York, e venerdì scorso, 4 gennaio, hanno chiesto al giudice un'istanza di giudizio sommario in attesa della formulazione della sentenza definitiva. Secondo i ricorrenti, tra cui figura in primo piano la Capitol Records (già appartenente al gruppo EMI e oggi passata in proprietà a Universal), gli utenti di Vimeo hanno ripetutamente copiato, pubblicato e diffuso senza autorizzazione registrazioni audio di artisti come Beatles, Coldplay, Norah Jones, Nat King Cole e Beach Boys adottando la tecnica, in uso soprattutto qualche anno fa, dei "lipdubs", sincronizzazioni labiali tra voci e immagini in cui sono essi stessi a fingere di cantare brani celebri. Sospeso in attesa di conoscere l'evoluzione della causa per violazione di copyright intentanta da Viacom a YouTube, il procedimento è stato ripreso sulla base delle risultanze di quel processo, in cui è stato statuito che un Internet Service Provider non è da ritenersi responsabile delle violazioni di copyright compiute dai suoi utenti finché non ha ricevuto specifiche notifiche di rimozione dei contenuti da parte dei titolari dei diritti. Secondo la mozione presentata dai convenuti in giudizio il modello di business di Vimeo differisce da quello di altri siti UGC, e la società controlla da cima a fondo il processo: a differenza di YouTube, Veoh e altri siti, dunque, la Web company di Diller creerebbe e caricherebbe personalmente video che violano la legge, spiegherebbe agli utenti come farlo assicurandoli che l'operazione è assolutamente legittima, impiegherebbe un team incaricato espressamente di curare e monitorare i contenuti del sito avvalendosi degli strumenti tecnologici appropriati, parteciperebbe attivamente alla "community" del sito stesso per definire e delimitarne il raggio d'azione ed eviterebbe coscientemente di richiedere le licenze d'uso alle case discografiche così come di utilizzare le tecnologie che permettono di "filtrare" la musica protetta da copyright. I portavoce della società replicano che "dato il volume di contenuti video caricati giornalmente, Vimeo non ha modo di vedere tutti i filmati postati dai suoi utenti per determinare se gli stessi violano i copyright o le sue condizioni di servizio. Vimeo chiede invece ai detentori dei diritti di informarla quando un utente carica un video illegalmente".