Punto di riferimento parigino per gli appassionati (anche italiani) di musica, il Virgin Megastore ubicato sugli Champs-Élysées di Parigi è destinato inevitabilmente a chiudere: la catena Virgin France, come i concorrenti Fnac (francese) e HMV (inglese), versa in gravi difficoltà finanziarie dopo la transizione del mercato dell'entertainment dal "fisico" al digitale, ed è stata costretta a dichiararsi insolvente. La società transalpina impiega attualmente un migliaio di dipendenti ed è in "rosso" ormai da quattro anni, con debiti stimati in 22 milioni di euro; proprio nella giornata di oggi è in programma un incontro con la rappresentanza sindacale interna per discutere del piano di cassa integrazione. Virgin France è attualmente controllata all'80 per cento dal gruppo Butler Capital, che nel 2007 aveva rilevato la quota di maggioranza dalla holding mediatica francese Lagardere; quest'ultima, a sua volta, ne aveva acquisito la proprietà nel 2001 dal fondatore Richard Branson. Il primo Virgin Megastore venne aperto da Branson a Oxford Street, Londra, nel 1976. Diventata una potente catena internazionale leader di mercato nella vendita di dischi in vinile, libri, cd, dvd, videogiochi, articoli di merchandising e di elettronica di consumo, nel tempo la società di retail si è vista tuttavia costretta a ritirare l'insegna da quasi tutti i mercati del mondo: lo stesso Regno Unito (dove venne sostituita temporaneamente da un'altra catena, Zavvi, gestita da alcuni suoi ex manager), gli Stati Uniti (dove il negozio di Times Square a New York ha abbassato definitivamente la saracinesca nel marzo del 2009 e resistono solo due punti vendita presso gli aeroporti JFK di New York e Logan di Boston) e anche l'Italia (dove Virgin Megastores ha operato dal 1991 al 2004, gli ultimi due anni sotto la guida dell'imprenditrice italiana Lauretta Alessi, prima di fallire; fino a quel momento la catena gestiva quattro punti vendita a Milano, Bergamo, Padova e Bologna). Al momento l'insegna Virgin Megastore resta attiva in Francia, Egitto, Giordania, Kuwait, Bahrain, Qatar, Oman e Emirati Arabi Uniti, con una presenza limitata in Germania (Berlino, Dusseldorf e Hanover).