Quarta puntata dell'inchiesta che Rockol ha voluto dedicare al tema del Music Control dopo aver raccolto lo sfogo di un promoter indipendente, Marco Stanzani, che lamentava la metamorfosi di un servizio nato per fornire informazioni e strumenti di verifica alle aziende discografiche in una vetrina promozionale di grande visibilità mediatica capace di orientare le scelte degli attori chiave del mercato (vedi news). <br> Ieri (25 luglio) avevamo riportato le spiegazioni forniteci dalla responsabile italiana del Music Control, Patrizia Meazza, a proposito del funzionamento del sistema che rileva i passaggi radiofonici delle canzoni per stilare classifiche di airplay che oggi, in un modo o nell'altro, sono sulla bocca di tutti: domandandoci se i giornalisti dei quotidiani italiani, che quelle “charts” utilizzano sempre più spesso a corredo dei propri articoli, fossero a conoscenza dei meccanismi e dei limiti oggettivi di uno strumento statistico che non misura audience e frequenza di passaggi di tutti i brani trasmessi in radio, ma solo di quelli di cui le case discografiche finanziatrici del servizio richiedono la rilevazione. <br> Lo abbiamo voluto chiarire con i diretti interessati, curiosi anche di verificare in che modo si procurino informazioni che in teoria dovrebbero essere destinate ai soli committenti e che il gestore del servizio non divulga alla stampa o ad altri media da quando il veicolo ufficiale di diffusione, il settimanale in lingua inglese fono, ha chiuso i battenti. “E' semplice: sono le stesse case discografiche, sempre più spesso, a diffondere l'informazione attraverso i comunicati stampa promozionali diramati per rimarcare il successo sul mercato dei loro artisti”, spiega Andrea Spinelli del Quotidiano Nazionale. “Per me, comunque, il Music Control non è una fonte di notizie così importante: ritengo più interessante far sapere ai lettori quali sono i dischi che piacciono a chi frequenta i negozi per acquistare, piuttosto che quelli che hanno successo in radio, e per questo guardo alla classifica di vendita ufficiale. Certo, la classifica del Music Control può servire a segnalare una tendenza: se al primo posto ci sono i Noir Desir, per un giornale può essere una notizia interessante”. <br> Ma si tratta anche di un'informazione da prendere con le dovute cautele, sapendo che quella del Music Control è una classifica realizzata su commissione, e dunque per forza di cose incompleta. E questo, sui quotidiani, non lo si legge mai… “E' vero”, ammette Spinelli. “Ma al lettore noi dobbiamo dare un'informazione sintetica e veloce. Non credo sia un procedimento scorretto, se il dato sulla posizione nelle charts del Music Control viene utilizzato come elemento di supporto e non è il nocciolo della notizia. Sono consapevole dei limiti del sistema, verso cui ho un atteggiamento critico in quanto ritengo che condizioni pesantemente il mercato, più o meno come fa l'Auditel per la televisione. Mi viene in mente l'ultimo singolo di Lenny Kravitz: un pezzo francamente poco convincente che le radio però trasmettevano a raffica per motivi a me oscuri. Poi, per fortuna, il pubblico ha sempre modo di formarsi da sé un giudizio autonomo”. <br> Andrea Laffranchi, invece, del Music Control ha fatto un vero e proprio strumento di lavoro e di indagine del mercato, da quando si occupa di musica sulle pagine del Corriere della Sera. “Mi ero abbonato a fono, ma poi mi sono accorto che le stesse case discografiche facevano circolare le informazioni in tempo reale, citando come fonte proprio il Music Control”. Chiediamo anche a lui se non si rischia di alimentare degli equivoci, diffondendo in pubblico una classifica che classifica è solo fino ad un certo punto. “Beh, è come quando si usano le classifiche di vendita. Nessuno specifica che la chart è compilata sulla base di un campione rappresentativo di negozi e non sulle vendite complessive: ed è normale che sia così. Per me il Music Control resta un indicatore interessante delle tendenze in atto nel mercato musicale, anche perché non è detto che per diventare popolare un brano musicale debba essere per forza acquistato. Detto questo, sono al corrente del modo in cui funziona il sistema e so che se, per assurdo, una casa discografica non fa rilevare il pezzo più trasmesso del momento questo non compare nella classifica: un caso altamente improbabile, credo, anche perché controproducente per la stessa casa discografica”. <br> In teoria, però, la possibilità sussiste: e quanti, anche tra i colleghi di Laffranchi e di Spinelli, ne sono consapevoli?