Anche in Italia, ormai, sono sempre più numerosi i negozi, i bar, i ristoranti e gli altri pubblici esercizi a cui non basta più sintonizzarsi sulla stazione radio preferita per diffondere musica, più o meno in sottofondo: chi desidera dare un'impronta personale al suo locale anche nella scelta delle musiche preferisce ricorrere ad un impianto stereo e alla sua collezione privata di CD o, in qualche caso, alle playlist e all'archivio di canzoni disponibili sul Web (e in questi casi dovrà fare i conti, d'ora in poi, non solo con la SIAE ma anche con l'SCF, la società che raccoglie i diritti di riproduzione per conto dei discografici). <br> Tipica soluzione fai da te all'italiana, insomma: mentre negli Stati Uniti anche quello della diffusione di musica nei locali pubblici (anche nei supermercati, negli shopping mall e negli uffici) sta diventando un vero e proprio business regolamentato e gestito da professionisti. Vivendi Universal Net USA, divisione della major dedita allo sfruttamento delle opportunità offerte dalla rete, ha appena annunciato di avere ottenuto i diritti per diffondere ai pubblici esercizi, attraverso Internet, le musiche di proprietà della casa discografica del gruppo (Universal) e della collegata società di edizioni musicali: poiché si tratta appunto di pubblica diffusione, artisti, autori ed etichette che hanno concesso i diritti di sfruttamento percepiranno una royalty per la riproduzione delle proprie opere, aggiungendo così una nuova fonte di introiti al proprio reddito decurtato dal crollo delle vendite di dischi. Il servizio, che permette ad ogni titolare di esercizio abbonato al servizio di modellare a suo piacimento i programmi musicali scegliendo tra migliaia di titoli in catalogo, sarà tecnicamente gestito da truSONIC, emanazione del celebre sito di download MP3.com, un tempo considerato fuorilegge dall'industria discografica.