Stando a quanto scrive sul suo profilo Facebook il gruppo "Salviamo Fnac" (curato dai dipendenti dell'azienda), il futuro italiano della catena di prodotti musicali e di entertainment - dopo la cessione al fondo Orlando Italy Management e la nomina di un liquidatore nella persona di Matteo Rossini - è quanto mai incerto, se non già segnato. Il primo problema di Fnac Italia, avrebbe dichiarato Rossini ai rappresentanti delle maestranze impiegate dall'azienda (circa seicento persone) prima di un incontro con i sindacati fissato per il 22 gennaio, è rappresentato dal costo del personale. "Allo scopo di alleggerirlo", scrivono i dipendenti Fnac sulla loro bacheca, "in questa prima fase verranno chiusi negozi ed eliminati posti di lavoro. Tanti posti di lavoro. Questo al fine di arrivare a un nuovo, ridimensionato perimetro aziendale, idoneo alla seconda fase. La fase del possibile rilancio. Rilancio di questo business? No, si tratterebbe di un diverso modello di business". Mostrando di preferire comunque l'atteggiamento risoluto del neo liquidatore allo "stile fumogeno" della vecchia proprietà (il gruppo francese PPR) e dirigenza, i promotori di "Salviamo Fnac", non sembrano avere dubbi: "A questo punto, nonostante ancora qualcuno provi a raccontarcele e/o raccontarsele, non c'è più spazio per le fiabe. Di colpo tutto è inequivocabile. La Fnac che conosciamo è finita. Non sappiamo se e cosa rinascerà dalle sue ceneri, ma Fnac è morta. Il decesso è stato decretato il giorno stesso del passaggio di proprietà, con il contestuale annuncio della messa in liquidazione dell'azienda".