E’ a rischio il futuro della leggendaria etichetta fondata da Berry Gordy, implacabile fabbrica di hits per almeno due decenni e simbolo dell’orgoglio black negli anni ’60? Qualcuno, negli Stati Uniti, comincia a chiederselo, dopo che nell’ambiente hanno iniziato a circolare voci di un prossimo accorpamento degli staff promozionali di Motown e Universal da parte dell’omonimo colosso discografico, con il corollario inevitabile di un numero imprecisato di licenziamenti. <br> Secondo alcuni, potrebbe essere il primo passo in direzione di un ridimensionamento della etichetta originaria di Detroit, e un tempo indipendente, ad un semplice marchio di produzione nel portafoglio della major Universal. Sarebbe un destino triste (ma purtroppo suffragato da molti precedenti) per una delle poche etichette discografiche che – come la Stax, la Blue Note, la Chess, la vecchia Atlantic e poche altre – fu in grado di imporsi, all’apice della sua storia, come un marchio di garanzia e di qualità di cui gli appassionati del genere si fidavano quasi a scatola chiusa. E che oggi, dopo un lungo periodo di appannamento e diverse traversie legate ai cambi di proprietà, ha di nuovo un “roster” di tutto rispetto grazie a giovani talenti come India.Arie e Remy Shand.