La diversificazione dell'offerta da parte di Amazon, principale concorrente di iTunes sul fronte del download musicale con il suo MP3 Store, dovrebbe includere in futuro anche un'attività di rivendita di file digitali "usati" secondo il modello già sperimentato dall'americana ReDigi (e fortemente contestato dall'industria discografica). La società di Jeff Bezos, infatti, ha chiesto (già nel 2009) e ottenuto (lo scorso mese) la registrazione di un brevetto per efettuare questo genere di attività a riguardo di "oggetti digitali che includono e-book, audio, video, applicazioni per computer ecc", ogni volta che "un utente non desidera più conservare il diritto di accedere a un contenuto digitale da ritenersi ormai usato". In quel caso, recita il documento, "l'utente stesso può trasferire il contenuto digitale usato all'archivio dati personale di un altro utente, quando permesso dalla legge, con la conseguenza che tale contenuto viene cancellato dal suo archivio dati". Su basi analoghe ReDigi è stata portata in tribunale da società come Capitol Records, preoccupata della possibile cannibalizzazione delle vendite digitali di "prima mano" e dall'esclusione dalla ripartizione dei ricavi nel caso di rivendita dei file. La stessa ReDigi ha voluto intervenire sulla vicenda con un comunicato stampa, sostenendo che l'interesse di Amazon è una prova ulteriore del fatto che "il mercato dell'usato rappresenta il futuro dello spazio digitale", liberando "miliardi di dollari di ricchezza bloccata" e consentendo "a tutte le parti interessate, dai consumatori agli artisti/autori e ai detentori dei diritti di partecipare alla catena del profitto". ReDigi, che si è offerta di versare agli artisti aventi diritto il 20 per cento di quanto ricava dalla vendita, fa tuttavia notare che Amazon"per quanto ne sappiamo non ha MAI compensato artisti, autori o detentori dei diritti per la rivendita dei loro prodotti pur avendo incassato miliardi di dollari. Non c'è nulla nel brevetto Amazon che affronti questo problema".