Da una parte le superstar e i giovani di belle speranze, pompati dalle major discografiche a suon di videoclip e campagne marketing multimilionarie; dall’altra quelli che i loro quindici minuti (o più) di celebrità li hanno già spesi ma che non hanno alcuna intenzione di appendere la chitarra al chiodo: i Pretenders della eroina rock Chrissie Hynde, per esempio, che in questi giorni vanno ad ingrossare la schiera sempre più numerosa dei transfughi dalle major approdati, per scelta o necessità, alla scena indipendente. La Hynde, una delle prime e più grintose portabandiera del rock al femminile anni ’80, ha sciolto il sodalizio ultraventennale con il gruppo Warner (che aveva pubblicato tutti i dischi della band a partire dal debutto del 1980) andando a far compagnia ad illustri colleghi e colleghe come Warren Zevon, Steve Earle, Rickie Lee Jones e Peter Wolf presso la Artemis Records di Danny Goldberg, ricettacolo privilegiato, ormai, di certa scena rock-cantautorale americana “classica” (ma non solo: della scuderia fa parte anche il più giovane Jay Farrar, ex Uncle Tupelo). Un nuovo album, “Loose screw” (l’ottavo nella carriera della band), è annunciato per il 19 novembre e già circolano anticipazioni sull’inclinazione reggae di alcune tracce (il produttore Jonathan Quarmby, del resto, ha lavorato con Ziggy Marley e Finlay Quaye). Chi lo distribuirà eventualmente n Italia non è ancora chiaro, però: la Sony Music, che pubblica su licenza il catalogo della indie americana, fa sapere che almeno per il momento l’accordo con i Pretenders riguarda solo il mercato USA.