La ritirata della major leader di mercato dal portale musicale creato in joint venture con Vodafone è avvenuta in sordina, passando quasi inosservata rispetto ai clamori che avevano accompagnato, due anni fa, il lancio dell'iniziativa (vedi news). Ma quelli erano decisamente altri tempi: per le previsioni ottimistiche che circondavano il futuro della musica on-line gestita dalle case discografiche e per la stessa Vivendi Universal, allora inarrestabile asso pigliatutto e oggi costretta a disfarsi dei rami secchi per intascare il più rapidamente possibile i 10 miliardi di euro che prevede di ricavare dalla sua campagna di liquidazioni (in attesa, chissà, di vendere anche la casa discografica al miglior offerente). <br> Dalla vendita della sua quota del 50 % in Vizzavi, impresa che già nel nome rivendicava l'orgoglio nazionalistico di Vivendi, il gruppo francese ricaverà 142,7 milioni di euro, una goccia nel mare del denaro liquido di cui ha bisogno per ripianare i conti: ma da qualche parte bisognava pur cominciare. Nei confronti di Vizzavi, portale di intrattenimento e informazione con ramificazioni in tutti i maggiori paesi europei (Italia compresa), Universal collaborerà in futuro come semplice fornitore di contenuti, in pratica di cataloghi e canzoni: anche se la piattaforma, nata per fornire servizi principalmente agli utenti di telefonia mobile, continuerà principalmente ad offrire loghi e suonerie in attesa che vengano risolti i problemi di autorizzazioni e di pirateria legati al downloading e alla vendita di musica digitale in rete. Intanto, un altro pezzetto dei sogni di grandeur universale coltivati da Jean-Marie Messier (ex boss di Vivendi) finisce in frantumi.