Il rovescio della medaglia di un grande exploit, per ogni azienda, è rappresentato dalla difficoltà di ripeterlo l'anno successivo. Ed è questo uno dei motivi alla base della flessione di fatturato registrata nell'ultimo trimestre del 2012 da Warner Music, orfana di un best seller come "Christmas" di Michael Bublé. Il consuntivo trimestrale indica un calo dell'1 per cento, a 769 milioni di dollari, con un incremento del deficit netto a 80 milioni di dollari. A moneta costante, però (e cioè non calcolando gli effetti dell'inflazione), i ricavi risultano essere in aumento, e mentre le vendite di supporti fisici sono calate del 12 per cento a 300 milioni di dollari, quelle di supporti digitali sono cresciute del 16 per cento a 255 milioni, il 33,2 per cento del totale. Nel frattempo i ricavi generati dalle edizioni musicali sono calati del 4,1 per cento (a 116 milioni di dollari), quelli prodotti dalle licenze sono cresciuti del 13,2 per cento (a 60 milioni di dollari), e quelli connessi ad altri diritti e servizi forniti agli artisti sono rimasti stabili a quota 60 milioni di dollari. Il quadro è ovviamente destinato a cambiare, e in meglio, nell'arco del 2013: se l'operazione verrà approvata, presumibilmente entro luglio, dalle autorità antitrust, Warner potrà ovviamente beneficiare notevolmente dall'acquisizione della Parlophone, che include i cataloghi di artisti "top" come Pink Floyd, Coldplay, Radiohead, Iron Maiden, David Guetta e Kylie Minogue.