Per il quinto anno consecutivo è ancora Doug Morris, boss dello Universal Music Group, l'executive discografico più influente d'America (e dunque del mondo). Lo sostiene la classifica redatta dalla testata statunitense Entertainment Weekly, che lo colloca al settimo posto assoluto tra gli uomini più potenti dell'industria dell'entertainment: questione di market share - quasi il 30 % negli USA, e anche di più in molti degli altri mercati principali - e di potenza di fuoco del cast artistico a disposizione (nella stessa graduatoria, al primo tra gli artisti c'è Eminem: undicesimo in valore assoluto). <br> Nella Top 50 dei businessmen più importanti del mondo dello spettacolo, del cinema, della musica e della televisione, figurano parecchi altri discografici: il numero uno della Sony Tommy Mottola si piazza al 21mo posto, precedendo altri due uomini di punta della corazzata Universal, Jimmy Iovine, capo di Interscope Geffen A&M, al 26mo posto, e Lyor Cohen della Island Def Jam al 31mo. Seguono la coppia Warner composta da Roger Ames e Tom Whalley (posizione numero 33), il boss della Columbia Don Ienner (numero 39) e L.A. Reid della Arista (40mo). Solo 44mi Alain Levy e David Munns della EMI, che scontano la difficile situazione internazionale e la scarsa competitività in USA della major britannica, mentre stupisce la bassa posizione di Clive Davis (J Records, numero 45), da molti indicato come una delle rarissime figure carismatiche rimaste in azione nel settore. Ma di classifiche, appunto si tratta: e come tali, sempre opinabili nei criteri di compilazione.