Quattro anni di ricerche condotte dal dipartimento Global Insights della EMI raccogliendo dati, informazioni e feedback da oltre un milione di consumatori sembrerebbero dimostrare che media e addetti ai lavori stanno ancora sovrastimando l'impatto della "rivoluzione digitale". La ricerca, presentata al SXSW 2013 in corso in questi giorni ad Austin da Chris Carey e Renato Granieri in collaborazione con il consulente indipendente Mark Mulligan, racconta infatti che negli Stati Uniti il 73 per cento dei consumatori non ha mai sentito parlare della "nuvola", il 68 per cento non conosce Shazam e il 67 per cento ignora cosa sia Spotify. "La maggior parte dei consumatori di musica", ha detto Mulligan, "sono creature che si muovono lentamente". Altri dati presentati nel panel erano invece già noti: ancora oggi il fatturato discografico è generato per due terzi da supporti fisici e la radio resta lo strumento di ascolto (e di scoperta musicale) preferito davanti a cd, siti video come YouTube, file Mp3, concerti e festival , video musicali in televisione, servizi di streaming e (buoni ultimi) i social network come Facebook e Twitter. "Se non si comprende che la radio è molto importante, si perde qualcosa", ha sottolineato Carey. "Noi pensiamo che lo streaming e le altre nuove dinamiche di mercato abbiano un potenziale enorme ma è ancora molto presto", ha aggiunto. "La cosa da tenere a mente è che non succederà tutto domani".