Le case discografiche vogliono più voce in capitolo per il Salone della Musica. “Ci stiamo interrogando sull’utilità per l’industria discografica di partecipare a simili eventi”, dice Girolamo Caccia Dominioni, presidente della Fimi. La richiesta è quella di investire il Salone della Musica di Torino di un significato culturale, oltre che di fiera e spettacolo. “Il Salone fa bene all’industria discografica, ma non può vivere senza di essa”, spiega l’ufficio stampa Fimi. E’ una richiesta di garanzie che può avere, tra i suoi intendimenti, quello di far rientrare il disco tra i beni culturali, portandolo nella fascia Iva del 4%. Guido Accornero, organizzatore del Salone, risponde: “In questo momento non voglio occuparmene. Stiamo lavorando a tempo pieno al Salone del Libro, e non voglio sollevare nuove polemiche che poi si ritorcono contro Torino”, spiega in un’intervista alla “Stampa”. “Posso solo dire che stiamo lavorando con le case discografiche per costruire con loro un solido rapporto”. Regione, Provincia e Comune di Torino sembrano invece intenzionate ad istituire un ente che programmi e gestisca i Saloni.