"La pirateria non dovrebbe essere vista come una preoccupazione crescente" da parte di chi opera nel settore della musica digitale. Lo dice la Commissione Europea, che sulla base di una ricerca a campione effettuata su 16 mila individui dall'Institute for Prospective Technological Studies ravvisa anzi una correlazione positiva, per quanto trascurabile, tra accesso ai file pirata in rete e frequentazione dei negozi digitali legali. "Sembra", rilevano i ricercatori, "che la maggioranza della musica consumata illegalmente dagli individui compresi nel nostro campione non sarebbe stata acquistata legalmente se non fossero risultati disponibili siti che consentono il download non autorizzato. Se a questa valutazione viene data un'interpretazione causale, ciò significa che i click sulle piattaforme che consentono acquisti legali sarebbero stati inferiori del due per cento in assenza dei siti di download illegali". I dati raccolti dal sondaggio, in sintesi, indicherebbero che "la pirateria non scompagina le vendite di musica legale in formato digitale. Ciò significa che sebbene si verifichi una violazione dei diritti di proprietà privata è improbabile che i ricavi generati dalla musica digitale ne ricevano un grande danno". Secondo i compilatori del rapporto, i risultati della ricerca non contraddicono quelli di precedenti studi che mettevano in correlazione la pirateria digitale con il crollo delle vendite di supporti fisici. I ricercatori aggiungono che oggi "nuovi canali di consumo musicale come lo streaming online producono effetti positivi per i titolari dei copyright".