La Francia (mercato in crescita del 10 %, in controtendenza mondiale) è l'esempio a cui guardare se si vuole uscire dalla crisi e rimettere in moto l'industria nazionale della musica registrata. Lo ha ribadito ieri (22 ottobre) a Roma l'organizzazione di categoria FIMI nel corso di un'audizione convocata dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, reiterando l'invito a introdurre per legge un sistema di quote "protette" per la musica italiana in radio e televisione (come accade appunto Oltralpe) e a sostenere l'istituzione di un Music Export Office che, sempre sul modello francese, si incarichi di promuovere la musica italiana all'estero. <br> Le due richieste rientrano tra i punti cardine delle modifiche al progetto di legge sulla musica proposte dalla federazione dei discografici, accanto alla detassazione degli utili reinvestiti nella ricerca e sviluppo di nuovi artisti, alla previsione di incentivi fiscali per l'apertura di negozi specializzati di grandi superficie (e per i progetti di ammodernamento dei punti vendita esistenti), all' inserimento della produzione di video musicali nella normativa di incentivazione alla produzione cinematografica e alla riduzione dell'IVA sui dischi (fronte su cui, a livello comunitario, Italia e Francia sono alleate). <br> La “legge sulla musica” – in realtà sono almeno cinque i progetti di legge in materia da integrare in un disegno unico – giace da tempo immemorabile presso le aule di Montecitorio: ma con i tempi tradizionali dei lavori parlamentari, spiega il direttore generale FIMI Enzo Mazza, è difficile immaginare che il testo completi il suo iter alla Camera prima della metà dell'anno prossimo, per poi passare al vaglio del Senato.