Corsi e ricorsi: sul mercato musicale soffia di nuovo aria di “merger”. A dispetto delle scottature ancora fresche sulla pelle delle mega-corporation, dei disastri prolungati di Borsa e degli intralci frapposti dalle autorità preposte a garantire la concorrenza sui mercati. <br> E sarebbero proprio alcune recenti pronunce delle corti di giustizia europee in materia di legislazioni antitrust – in particolare il nulla osta concesso, in contrasto con la Commissione Europea, alla fusione tra le aziende elettriche francesi Scheider e Legrand - ad aprire nuovi spiragli alla prospettiva di un'acquisizione della EMI, terza forza del mercato discografico mondiale, da parte di una delle major concorrenti: ipotesi che, secondo quanto riporta in questi giorni il quotidiano britannico Independent, affascinerebbe ancora tanto Bertelsmann che AOL Time Warner, protagoniste di due tentativi soffocati all'epoca dall'antitrust europeo capeggiato da Mario Monti. <br> Non tutti gli esperti di mercato concordano, però: l'agenzia Reuters, ad esempio, riporta il parere di un anonimo operatore di Borsa secondo cui AOL Time Warner avrebbe altri problemi da risolvere (e a dispetto dei suoi conti in miglioramento, vedi news) prima di sobbarcarsi un'acquisizione onerosa come quella di EMI, mentre per Bertelsmann/BMG l'incorporazione della società britannica potrebbe ancora incontrare la disapprovazione dei “controllori” europei. Intanto, però, fondata o no che sia, la ripresa dei “rumours” ha avuto quantomeno un effetto benefico sull'andamento del titolo EMI a Londra: giovedì scorso (24 ottobre), al termine delle contrattazioni, le azioni della major erano cresciute del 6,9 % ad un valore di 202 pence, dopo aver toccato quota 210 nel corso della seduta.