A dispetto dei progressi continui registrati negli ultimi anni e della lieve crescita (0,3 per cento) riscontrata sul mercato discografico mondiale secondo i dati diffusi dall'IFPI, in alcuni dei Paesi leader del settore la musica digitale non riesce ancora a invertire il trend negativo di vendite e fatturati. Tra questi figurano anche gli Stati Uniti, dove il 2012 si è chiuso con una flessione in valore dell'1 per cento nonostante il digitale rappresenti ormai il 59 per cento del fatturato totale (mentre servizi di streaming e in abbonamento sono saliti al 15 per cento). I dati diffusi dalla Recording Industry Association of America (RIAA) mostrano infatti una crescita del digitale pari a 497 milioni di dollari (+ 8 per cento) e nel contempo una flessione del "fisico" di 587 milioni, con i CD in calo del 12 per cento (la nicchia dei dischi in vinile, invece, cresce del 36 per cento). Anche la Germania ha chiuso il 2012 in calo, - 3,2 per cento, a 1,44 miliardi di euro (l'anno precedente si era registrato un incremento dell'1 per cento) a causa di una flessione del 7,7 per cento nel giro d'affari dei negozi di dischi tradizionali. Sul mercato tedesco il digitale rappresenta ora il 20,5 per cento del totale, con un incremento del 24,4 per cento nei download (250 milioni di euro) e del 40 per cento nello streaming (36 milioni di euro, 5 per cento sul fatturato totale e 12,1 su quello digitale). Dieter Gorny, presidente della locale associazione dei discografici BVMI, sottolinea che "con una quota di ricavi di quasi l'80 per cento, il mercato fisico è tuttora la pietra d'angolo dell'industria musicale tedesca. Le vendite di CD da sole valevano nel 2012 circa un miliardo di euro. A dispetto di un calo del 7,2 per cento il compact disc, con una quota del 71 per cento sui ricavi totali, resta l'incontestato medium numero uno per la musica".