Il Record Store Day di cui domani, sabato 20 aprile, si celebra la settima edizione, ha dato indubbiamente un impulso alla rinascita del disco in vinile. "Ma dobbiamo tenere a mente che si tratta essenzialmente di un mercato di nicchia", avverte il senior analysis manager della Consumer Electronics Association (CEA) Sean Murphy. "Parliamo di vendite annue che superano di poco il numero di iPad che la Apple vende nell'arco di due giorni. E' corretto dire che i giorni di gloria dell'LP, come quelli del CD, sono passati da tempo e non ritorneranno più" (la stessa CEA rileva che le vendite di giradischi sono rimaste più o meno stabili negli ultimi cinque anni, intorno ai 110 mila pezzi all'anno). Le statistiche globali di Nielsen SoundScan confermano questo punto di vista, dal momento che negli Stati Uniti, nel 2012, le vendite di dischi in vinile sono state pari a 4,6 milioni di unità, l'1,4 per cento del totale. Per quanto significativo, l'incremento percentuale rispetto al 2008 (quando i pezzi venduti erano stati 1,9 milioni, lo 0,4 per cento del totale) è anche conseguenza di una riduzione dei volumi di vendita complessivi di prodotti musicali. Billboard.biz osserva d'altronde che per etichette indipendenti come Epitaph e Yep Roc le vendite di album in vinile possono assorbire dal 12 al 20 per cento del fatturato nel primo mese di pubblicazione (da notare che oggi gli LP costano decisamente più dei CD); la società di distribuzione Redeye, che fa capo proprio a Yep Roc, fa sapere ad esempio che l'ultimo album dei Grizzly Bear "Shields", uscito l'anno scorso, ha venduto 12 mila copie in vinile su un totale di 111 mila unità. Per numerosi punti vendita specializzati, d'altra parte, le proporzioni sono molto più rilevanti: ad Atlanta il negozio Criminal Records di Eric Levin, cofondatore del Record Store Day, vende ormai al 70 per cento vinile e al 30 per cento CD, e negli Stati Uniti la quota di mercato dei negozi indipendenti sulle vendite di Lp e 45 giri tocca ormai il 67 per cento.