Appena orchestrato il lancio di Broadcast, una Web radio gestita dal pubblico della rete sul modello "user-generated" imposto da YouTube, Grooveshark incassa una pesante sconfitta sul fronte giudiziario nei riguardi di Universal Music, sua antagonista in tribunale dal 2011. Una Corte Suprema d'Appello ha infatti dato ragione alla major discografica, sposando la tesi secondo cui le registrazioni antecedenti al 1972 non rientrano nella disciplina del Digital Millennium Copyright Act e dunque sono escluse dal cosiddetto provvedimento di "safe harbour", il "porto sicuro" che esonera i service provider da ogni responsabilità in materia di violazione di copyright se accettano di rimuovere i contenuti dopo la notifica di eventuali infrazioni commesse dagli utenti. La decisione ribalta una sentenza emessa nel luglio 2012 a favore di Escape Media Group, la società che gestisce la piattaforma online, accettando in tutto e per tutto la tesi di Universal. Secondo i giudici della Corte un'estensione della disciplina alle registrazioni antecedenti al 1972 sarebbe stata esplicitata dai legislatori che hanno redatto il testo del DMCA: siccome questo non è avvenuto, il loro silenzio è da intendersi in senso restrittivo. Il legale di Grooveshark, John Rosenberg, ha ribattuto che il suo cliente preparerà un ulteriore appello, invocando anche una modifica alla legge "non solo nei suoi interessi ma anche a tutela dell'intera industria".