Per decenni il sito al numero 926 di East McLemore Avenue a Memphis, su una delle arterie suburbane che conducono all'aeroporto, è rimasto un luogo di culto per pochi, che nascondeva il suo glorioso passato tra anonimi capannoni in disuso, edifici cadenti, erbacce incolte e una targa commemorativa sempre più scolorita e illeggibile. <br> Ora però le cose stanno per cambiare: la Stax Records, l'emblema del deep soul sudista che proprio in quel piccolo ex cinematografo ebbe il suo quartier generale e i suoi leggendari studi di registrazione, risorgerà dalle ceneri sotto le sembianze di un museo, lo Stax Museum of American Soul Music, che aprirà i battenti il prossimo mese di aprile. Il progetto, che include anche un'accademia musicale, costerà 20 milioni di dollari ed è finanziato sia da denaro pubblico che da donazioni private. Lo scopo, spiegano i promotori dell'iniziativa (che non ha fini di lucro), non è solo quello di creare una nuova attrazione turistica in una città che ai musicofili di tutto il mondo offre già Graceland, i Sun Studios e i locali di Beale Street, ma anche e soprattutto di rivalutare una zona degradata e di offrire un'alternativa all'arruolamento nelle gang di quartiere ai bambini della zona, spesso cresciuti da donne sole e prive di mezzi economici. “Se imparano a sparare con le pistole, possono anche imparare ad armonizzare con le voci: magari diventeranno cantanti gospel o i prossimi Bar-Keys, e noi vogliamo renderli coscienti delle loro radici musicali”, ha dichiarato ad un reporter Deanie Parker, vecchio autore della Stax e oggi presidente e direttore esecutivo della fondazione Soulsville che gestisce l'iniziativa. I locali in cui avrà sede la scuola di musica sono già stati attrezzati di sale prove e studi di registrazione allo stato dell'arte, oltre che di strumenti musicali e di computer per comporre musica. Nell'edificio adiacente verrà allestita invece una sala esposizioni ricca di memorabilia sulla storia dell'etichetta (fondata da due bianchi, Jim Stewart e Extelle Axton) per cui, tra il 1959 il 1975, incisero giganti della musica nera come Otis Redding, Carla e Rufus Thomas, Sam & Dave, Isaac Hayes, Johnnie Taylor, Booker T & the MG's e Albert King.